lunedì 13 gennaio 2014

Il Club del 27° anno

"Se non si conosce il blues, è inutile prendere la chitarra e suonare
rock and roll o qualsiasi altra forma di musica popolare". (Keith Richards)





    Il club del 27° anno     





















Ho detto cuculo, ma


non sono balbuziente  

di Matteo Tassinari
Dopo una generazione 
di rock star salutiste,
atleticamente orientate alla cyclette e al succo di carota, cinicamente dedite al ricambio del sangue e alla camera iperbarica, proletariamente impegnate a metter su famiglia e santificare la patria, e dunque destinate a durare, anche artisticamente, fino alla vecchiaia, con l'insano exploit di Kurt Cobain, torna alla ribalta il musicista disperato e autolesionista (ammesso che se ne sia mai andato) candidato a fine prematura. Non è certo il caso di Keith Richards, che non è soggetto dedito a metter su famiglia, quindi lontano anni luce dalla buona creanza.
In    un'intervista recente confida,
con attorialità Burlesque consumata e pause attoriali da Marlon Brando, ad un giornalista del NewYorker, che una notte non seppe trattenersi dal mescolare gargantuesche dosi di cocaina alle ceneri di suo padre cremato per poi tirare la miscela spuria su per le narici da rocker, cioè quando tutti te la regalano e non devi sbatterti per trovarla e neppure pagarla, che è costosa, ma per lui, neppure questo diverrebbe un a sciarada. Si, un tiro di coca misto al "babbo" in polvere poggiato su di un mobile e sigillato in una scatoletta tutta argentata e damascata.


Un’idea eccentrica
quanto balzana se non inquietante. Salvo poi, il giorno dopo, epperò, rivelare allo stesso giornalista e alle principali agenzie stampa del globo, che aveva coscientemente raccontato una balla e che il babbo stava riposando in pace. Il fatto innescò il solito gossip macabro e repellente, quel bla, bla, bla dark infinito su riviste, canali privati e pubblici, radio, siti internet, blog, network, su come, il malvagio Keith, in quest’arte, non sia secondo a nessuno.


             Massiccia        emorragia 
Anche se Jhon Viellonis, bassista caraibico di Patty Smith, non gli fu molto lontano quando, per scommessa, tracannò 3 litri di whisky nell'arco di 2 ore. Lui ci riuscì, ma il suo fegato cominciò a friggere e fumare fino a procurargli una massiccia emorragia che lo invase per 2 mesi in coma farmacologico, per poi riprendersi e darsi al Buddismo e morire in pace di cirrosi epatica. Noi possiamo chiudere col passato, ma è lui che non chiuderà mai con noi.
Sid Vicious, dopo aver infilato due dita bagnate nella corrente elettrica

I grandi morti
Quando nel 1978 i Sex Pistols si sciolgono, Sid si trasferisce a New York con Nancy e tenta una breve carriera solista insieme alla ragazza. Tutto, pero’, cambia il 12 ottobre 1978, giorno dopo una festa organizzata da Sid, quando viene ritrovata Nancy assassinata. Lui si dichiara innocente e a nulla valgono le testimonianze di alcuni partecipanti alla festa che avevano visto Nancy insieme a una persona sospetta mentre Sid, invece, era sempre stato sotto gli occhi di tutti. Vicious viene arrestato, accusato di omicidio, e incarcerato. Uscirà di prigione qualche mese dopo, ma il suo destino è segnato. Pochi giorni dopo la scarcerazione, il 2 febbraio 1979, infatti, viene organizzata una festa per celebrare la sua libertà. Qui Sid, disintossicato in carcere, assume dell’eroina troppo pura e il giorno dopo viene ritrovato morto accanto alla nuova ragazza, Michelle Robinson, che dorme accanto a lui. Si dice che le ultime volontà del musicista siano state quelle di esser sepolto di fianco a Nancy Laura Spungen (27 febbraio 1958 - 12 ottobre 1978) sua ex fidanzata con addosso i suoi jeans, la sua giacca di pelle e i suoi anfibi.












Vali più da morto

Un mio amico giornalista musicale e musicista li definì i "Grandi morti". Personaggi dedite alla cultura dell'annichilimento, viziosamente operosa nel rock e non a favore degli artisti, affatto. Tutto a vantaggio delle Major e dell'industria dello "Show@biz", che stritola le ugole e a mani basse e raccoglie denaro come foglie piovute da chi ha scambiato la proprio anima con un successo ingestibile che ricorda un film uscito nel 2009 e "riuscitissimo" come "I love radio rock". Nonostante l'Inghilterra sia nel pieno della Swinging London, Radio censurate a priori, la BBC Radio che trasmette soltanto 45 minuti di musica leggera al giorno, deludendo le aspettative soprattutto dei più giovani, i quali sopperiscono a questa mancanza sintonizzandosi sulle radio pirata che trasmettono musica pop and rock: Who, Stones, Jimi Hendrix, Dusty Springfield, Procol Harum, in linea col disordine creativo. Per questo oceano di grandezze non commisurate alle ingenuità adolescenziale, è comprensibile capire perché si siano dimostrate, alla lunga, più redditizie da autore morto che da vivo. 

Amy Winehouse
Winehouse
Molti, ad esempio
hanno scoperto la voce blues di Amy Winehouse solo dopo la sua morte e le Major parlano di una vendita triplicata dei suoi titoli. Coincidenze, certo. Ma anche inevitabile gusti macabri condensati di riti e credenze esotiche e misteriose, che alla fine sono tutte palle. Ma di coincidenze messe una in fila all'altra, in fondo, sono fatti anche i miti di cui si parla senza sapere un briciolo di storia dei “miti”, parola odiosa se rivolta ad un umano. E questo, quello del "Club del 27", è un mito nero, pur essendo bianca, della storia della musica. Amy Winehouse avrebbe compiuto 28 anni a settembre, ma la trovarono morta a luglio a 27 anni. Un'età che nel Rock è come uno spartiacque, un crinale, un dorsale da superare o no.
Kurt Cobain
Molti    dubbi e
disprezzata     gratitudine
Perché a 27    anni è morto Kurt Cobain, il leader dei Nirvana e 27 ne aveva Jimi Hendrix, come Jim Morrison dei Doors e Brian Jones dei Rolling Stones, e la più acuta delle ugole, quella di Janis Joplin. Il batterista degli Who, Keith Moon, dicono che dopo John Bonham dei Led Zeppelin, Moon fosse il migliore al mondo nel suo strumento, come Iggy Pop disse di lui: "Nessuno ha saputo menare le percussioni come Keith".
Un giovanissimo Jim Morison

   Bambini
    strabordanti


      Sid Vicious dei
Sex Pistols, Chet Baker e Dee Dee Ramone. Uno sfacelo di vite e di creatività autentica, di genio e talenti spezzati da droga, eccessi e Star system, la fabbrica delle virtù da cui estrapolare tanti dollari. Tutte morti in qualche modo entrate nel mito, giovani stroncati dai loro stessi sogni e da gente scaltra che su un piatto d'argento offriva di tutto a questi "bambini" strabordanti di attitudini. Prendete Brian Jones, polistrumentista e fondatore dei Rolling Stones, talento a tutto tondo, venne trovato morto alla mezzanotte del 3 luglio del 1969 sul fondale della sua piscina in Inghilterra.


Misteri
e tragedie
Le chiacchiere nate dopo quel gesto estremo e che sia stato architettato da qualcuno della band, rimasero chiacchiere, ma non vennero mai neppure smentite. La fidanzata, Anna Wohlin, era convinta che fosse ancora vivo quando il suo corpo venne tolto dall'acqua. Kurt Cobain, invece, ebbe la buona creanza, seppur disperata, di scrivere ai suoi fans che per lui: "È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente", dopo i dubbi di omicidio da parte della moglie Courtney Love, complice la figlia Francis Bean. Di certo il suo corpo venne trovato l'8 aprile 1994, con un fucile a pompa accanto. L'autopsia certificò che Cobain si era sparato in testa il 5 aprile, rendendosi irrintracciabile alla moglie, sulla quale i fan mirano non pochi dubbi e disprezzata gratitudine.
Brian Jones e Jimmy Hendrix, se non è storica questa foto,
allora solo quella della regina d'Inghilterra in mutande sarebbe più cool

Hendrix, non Oasis
Lo sapeva già Jimi Hendrix il 18 settembre al Samarkand Hotel a Londra: "Devi morire prima che si convincano che forse valevi qualcosa. Ti assicuri l'immortalità". Lui ce la fece a 27 anni. Lasciò scritto nella sua stanza: "Verrà un giorno che anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra". Secondo la classifica stilata nel 2011, dalla rivista Rolling Stone, è stato il più grande chitarrista di tutti i tempi, precedendo in questa speciale classifica, Eric Clapton e Jimmy Page dei Led Zeppelin. I locali dell'albergo risultano attualmente adibiti ad appartamenti privati, come una zona delineata. Overdose di barbiturici sentenziava il bollettino medico. Le dita, improvvisamente, presero fuoco insieme alla sua chitarra suonata coi denti, era Jimmy Hendrix, non gli Oasis. O chi dice che i 20 sono più belli a 40 che a venti, aforismi alla Roberto Gervaso, che vuoi o puoi pretendere?
                     Samarkand London, l'hotel dove fu ritrovato morto Hendrix                     
“Irrompi”  
Pochi giorni dopo, il 4 ottobre sempre del 1970, venne trovato il corpo senza vita di Janis Joplin, in un motel a Hollywood. Il referto medico parlò chiaro: "overdose di eroina". Il suo manager incassò i centomila dollari dell'assicurazione sulla vita. La rivista americana Rolling Stone la pone al 46º posto della lista dei 100 artisti più importanti della storia e al 28º della classifica del 2008 dei 100 cantanti più importanti di tutti i tempi. Venne Jim Morrison, trovato nella vasca da bagno della sua casa parigina di Rue de Beautreillis il 3 luglio 1971. La sua tomba, ora è al “Pere Lachaise”, non è lontana da quelle di Chopin e Oscar Wilde, Balzac e Bizet, è ancora oggi il macabro feticcio d'un culto che non accenna a sbiadire, l'oggetto di un pellegrinaggio macabro cominciato ben prima che Oliver Stone girasse il suo film, fans in cerca d’identità. Jim Morrison, leader dei Doors, fragile esibizionista con un progetto di vita “Break on through to the other side”, tradotto: “Irrompi dall'altra parte”, ripetuto fino all'ossessione e infine fottutamente a lui stesso onorato.
Jim Morrison

La maledizione J

Dopo la sua morte i giornalisti s’inventarono la'ennesima cazzata, la "Maledizione della J". Erano morti Janis Joplin, Brian Jones, Jimi Hendrix, e secondo loro c’erano troppe "Jei" in circolazione. Qualcosa voleva pur dire, secondo quelle menti con tanto tempo da perdere evidentemente. Quando la gente non sa che fare, ne inventa di cazzate, però. Si sprecarono le previsioni su John Lennon e Mick Jagger. Poi i Jethro Tull che continuano invece a flautare le magiche note vocali di Ian Anderson, la sorgente del Rock-Progressive. "L'esistenza", sosteneva Janis Joplin "è una bruciatura sul culo". Lei si lasciò ustionare fino alla carbonizzazione tra whisky, eroina, pillole, sesso e risse. Al cospetto di quella ragazzaccia, l'inutile e puerile fanciullo Vasco Rossi, teorico del nostrano pecoreccio e script altrettanto inutili stile "Vado al massimo", sarebbe inorridito in quanto pallido ragazzetto della via Gluck. Anche Janis, detta "Perla", se ne andò a 27 anni, iniettandosi una dose di eroina. Era il 1970. Ancora, tra i romantici maledetti, un posto d'onore spetta a Syd Barrett, leader dei primi acidi Pink Floyd, diventato pazzo a vent'anni per moltissime micro punte berlinesi e morto nel 2006, anche se 40 anni viveva solo con sua madre.
Syd Barrett fondatore dei Pink Floyd '70-'04































Oltre Waters, il vuoto


Ispiratore, tra l'altro, della visionaria e megalomane opera "The Wall" di Alan Parker, musicata e composta dall'irraggiungibile Roger Waters, che andandosene dai Pink Floid ha dimostrato perché poi questi sono crollati in un mutismo spietato quanto rivelatore, che regala la nomination a Master del complesso più Cool della storia del Rock di questo mondo. Altro che David Gilmoure, al confronto di Waters, David è una fighetta con l'imene ancora intatto. Fra i due la rivalità, con lo scorrere degli anni, divenne ingestibile e lo scioglimento della formazione più ambita e imitata al mondo (altro che Beatles o Rolling Stone) fu la scelta più ponderata e desiderata dal gruppo, che si frammentò in due parti. Da una parte il grande Roger Waters, l'anima dell'insuperato e insuperabile, a mio avviso, gruppo e dall'altra Mason, Wright e Gilmoure. Vi garantisco col cuore in mano, quindi con i polsini della camicia imbrattata di sangue, che per gli appassionati della band stellare fu un vero dramma. Addirittura i fans, si mobilitarono affinché lo scioglimento non avesse compimento, ma gli attriti erano troppo violenti e la storia fantastica del Fluido Rosa terminò dopo poco dopo il capolavoro che porta la firma del regista Alan Parker e alle musiche Roger Waters, "The wall".
Il geniaccio dei Pink Floyd Roger Waters nel pieno del suo fervore


Mondo babelico


Nico, voce dei Velvet Underground, musa del patetico Andy Warhol, ultima "femme fatale" che possiamo dire? Niente. Forse ricordare che prima di loro, una generazione come loro, s'era già bruciata la vita, i grandi del jazz. Il maestro, Charlie Parker, morto nel 1955 nell'appartamento newyorkese della baronessa Nica Rothschild stroncato da droghe e superalcolici, con l'ulcera e la cirrosi epatica in piena attività. E gli altri? 
Billie Holiday
                                                         Eterni talenti 
  principianti
Dexter Gordon, Fats Navarro, Wardell Grey, Billie Holiday, fino a Chet Baker, eterno ragazzo con la tromba, che forse un fegato non ce l'aveva neanche più da tanto tempo, quando trovò la sua “pace” da chissà quale piano di una finestra d'albergo ad Amsterdam nel 1988, cogliendo di sorpresa gli amici che, ormai, lo credevano indistruttibile. Che la storia si ripeta davvero? Kurt Cobain, non mancò all'appuntamento. Anche lui nel pieno dei suoi 27 anni, come Jim Morrison, “Irruppe dall'altra parte del mondo”, tirando giù la saracinesca. Alla fine sono solo parole che hanno riempito la cultura di tanti giovani che ora non lo sono più, ma si divertono nel ricordare i talenti deistici del "club dei 27 anni".