domenica 22 febbraio 2015

Capitano, oh mio capitano!

Vivere è dura
Non   vivere    è
 spaventoso
La cocaina coi dolori che porta appresso, è il modo
che usa Dio per dire che stai rubando troppi soldi



 Good Morning,
Attimo Fuggente
         di Matteo Tassinari 
Robin Williams sembrava un tenerone, un alieno un po’ sciroccato magari proveniente dal pianeta Ork, oppure nelle gonne e i bigodini di Mrs. Doubtfireun "mammo" per sempre o disck Jokey in una squallida radio-caserma in "Good morining Vietnam" a cui viene affidata la conduzione della radio, che gli regala moltissima popolarità ma anche non pochi detrattori tra i suoi superiori. Oppure nelle vesti di un pagliaccio col nasone rosso che andava a far ridere i bambini in fin di vita reclusi in reparti di leucemia.
Ma a proposito di quel film, "Patch Adams", l'uomo a cui Williams s'è ispirato per poter recitare il personaggio, le cose non andarono nel migliore dei modi. Disse, il vero Patch Adams: "Williams, per fare me, e anche in modo contestabile, ha guadagnato 21 milioni di dollari. Se fosse stato un po' più simile al vero me, quei soldi li avrebbe potuti donare all'ospedale che tentiamo di costruire da 40 anni. Da lui non sono arrivati neanche 10 dollari". Parole di fuoco dette in diretta alla conferenza stampa della presentazione del film dallo stesso Patch Adams, la persona che nella sua vita privata e nel silenzio, ha girato tanti ospedali per cercare di portare il buon umore a bambini in fin di vita per leucemie e tumori.
Ma con
l'indimenticabile
serie televisiva "Mork e Mindy" che mostrò al mondo le sue virtù recitative. Il suo Mork, alieno dalle sembianze umane del pianeta Ork, è in missione sulla terra per studiare il comportamento umano e riportarlo al leader del suo pianeta, il fantomatico Orson. Le gag tra i terrestri e Mork si sprecano, c'è sempre una morale di fondo non fastidiosa e Williams inventa, crea, briga una serie di movimenti e frasi che rimarranno nella storia della TV. Il sottoscritto non si perse neppure una puntata. Tra un perone e l'altro, era circa quello il periodo obliquo, mi sparavo per intero le puntate. Un principe della risata, un'ilarità tipica a stelle e strisce. C'erano i Mondiali di calcio in Argentina, quindi correva l'anno 1978, "Mork e Mindy" andava in onda tutte le sere alle 19,30. Una serie di telefilm complessiva che divenne un successo mondiale. E Robin era felice.     
Captain, oh my captain
Williams era già bravissimo di suo. Convince maggiormente quando si tratta di coniugare ironia e sentimenti, ideando un alieno sopra o sotto le righe ideato dallo sceneggiatore Mark Cameron. Indimenticabile il suo saluto: "Nano-nano", come gli immancabili rapporti al Comandante Orson, il suo padrone, di cui si sentiva solo la voce ma non lo si vedeva. Pam Dawber è una precisa e dolcissima Mindy, la donna che lo capisce, seppur proveniente da Ork, cogliendo in questo strano individuo un'innocenza basica propria dei bambini.

Ruoli brillanti, illuminati
Il regista Terrence Malick
Un'attore che ha sempre interpretato ruoli brillanti, illuminati d'elettricità propria, grazia adolescenziale disarmante, tutto portato in scena con una che varcava la luminosità della serenità, l'11 agosto 2014, al Paradise Cay, in California, ha reso triste chi considera la settima arte e non solo. L'inclinazione, la leggerezza, la sensibilità sono simili ad un rasoio a doppia lama, grandezze che consentono di toccare le ali degli angeli, come ti sbattono, non necessariamente all'improvviso, la violenza d'urto che certe cose nella propria vita ti portano nel campo della sottile linea rossa per dirla con un film di Terrence Malick. Da una parte della lama, quella dolce, leggera, facile che ti permette di vivere senza sbalzi  ed un quantitativo spropositato di felicità. Poi c’è l'altra parte, quella tagliente, agra, inclemente come i taglia gole di nero vestiti che brandiscono coltelli ed uno vestito d'arancione che rantola ai suoi piedi. 
Il sogno di Penelope

Williams è stato forse  l'attore
più poliedrico, flessibile, complesso, polimorfo degli ultimi 20 anni di Hollywood. Un flubber in grado di alterare, sovvertire, mutare la sua voce nella stessa scena, atteggiamenti impredicibili, uomo o donna non importava, i ruoli-gender non ne parliamo, c'andava a nozze. La sua capacità camaleontica, è quel quid misterioso che appartiene solo ai Titani del Cinema. Non si tratta di lasciare o se hai lasciato le impronte delle Star in via Hollywood Boulevard. Importa quello che hai lasciato, che sei riuscito a dimostrare, magari anche con un solo film.
          Scorsese e Kubrick 
A quanto pare anche Robin Williams era sul libro nero, come Martin Scorsese e Stanley Kubrick e tanti altri, delle Major hollywoodiane. Come può essere che dopo tutti i personaggi portati in scena da Williams, da Mork l'alieno fino all'ultimo film di Robin Williams: "Trovo strana quest'abitudine della stampa americana, che è anche degli Studios, di classificare gli attori per categorie a seconda del loro valore commerciale. Mi fa venire in mente il mercato degli schiavi: 'Quanto vale questo schiavo? Lavatelo e portatelo nella mia tenda!'". Ma, come tutti, aveva compiuti passi falsi, come tutti noi commettiamo, anche se questo quando lo seppi, mi suonò fortemente fuori luogo.
L'amore si vede, anche senza occhiali
  In riferimento
 al film Patch  Adams,
dove interpreta un dottore che allevia il dolore con sorrisi, buon umore, barzellette, fino a diventare una bella moda praticata negli ospedali. Ma come abbiamo già scritto, il vero dottore che Williams portò sugli schermi, affermò con una certa incomprensione: "Per interpretarmi - denunciò il dottore - ha guadagnato 21 milioni di dollari. Se fosse stato un po' più simile a me, quei soldi li avrebbe donati all'ospedale che tentiamo di costruire da 40 anni. Da lui non sono arrivati neanche 10 dollari". Nulla deve niente a nessuno, certo che se avesse ragione il dottore da cui è partito il personaggio cinematografico, una nota stonata.
Un Groucho Marx anarchico
Il vero dottore Patch Adams è un vulcano in piena. Un Groucho Marx anarchico. Crede nella commedia come strumento da usare per raggiungere il benessere sociale. È una combinazione tra un clown e un medico. È capace di far sorridere la persona più disperata di questa terra per un pomeriggio intero. Adesso è andato in Afghanistan. Se non lo ammazzano, farà certamente un lavoro straordinario scrisse.
Sul      set de
l'Attimo     fuggente
"Avevo notato che c'era qualcosa nell'aria perché durante le riprese dell'ultima scena, quella in cui i ragazzi salgono sui banchi per salutare il professore, uno dei camionisti della troupe, uno pieno di tatuaggi, persino sulle palpebre, si era messo a piangere come un vitello. L'attimo fuggente è un film che ha insegnato molto. La passione, la creatività, l'entusiasmo, le speranze, le illusioni, di tutte quelle cose alle quali la gente aspira ma che raramente riesce a realizzare".                                                                                                             (R.W.)
L'industria
del        dolore
La  risposta, quasi sempre, è tutta in una parola estremamente sottovalutata, evitata, allontanata, ignorata: depressione. Quella che, ogni 40 secondi, spinge una persona al suicidio. Se succede ad un ragazzo - come lo studente di Williams nell'Attimo fuggente - possono pesare la famiglia, i genitori. Ma se si toglie la vita un adulto, come ha fatto l’attore, non riesci a trovare la risposta che senti essere quella giusta al gesto estremo. Relativamente poco contano gli insuccessi, i costosi divorzi, i guai di salute, tutto è secondario se addirittura non esiste proprio.
Pozioni per tutti gli acciacchi
L’intervento
al cuore,
persino la diagnosi di Parkinson che solo ora viene alla luce e che spesso provoca depressione acuta e bilaterale, sono agenti patogeni che stroncano l'esistenza a cominciare dal non riuscire più a fare le cose che prima facevi ad occhi chiusi. La recente ricaduta nell’alcol, la disintossicazione, la convalescenza dopo l’operazione, il nuovo amore con Susan Schneider (che avrebbe sposato), la voglia di ricominciare. E, sullo sfondo, quel male che aspetta nell’oscuro del futuro dell’anima. Pronto a prendersi, un giorno, la rivincita.
Il giornalista, David Grieco, il decano degli addetti allo Spettacolo per l'Unità, ricorda che Williams fu l'uomo che prese in giro Kissinger colpendo forte nel segno ed è l'unico attore americano che potrebbe stare senza sfigurare al fianco dell'esuberanza di Benigni.
L'Unità, 17 giugno 2002

Al di là dei sogni
Dopo essere stato protagonista negli ultimi anni di molte pellicole sentimentali, nel suo ultimo film, l’attore si cimenta con qualcosa di profondamente acuto: una commedia cupa, bizzarra, che tocca temi che riguarda il genere umano. Williams interpreta Lance, scrittore fallito, insegnante fallito e padre single dell’adolescente forse più irrimediabilmente antipatico mai apparso sullo schermo. Suo figlio Kyle, porno dipendente digitale e odiato da tutti.
  Un
             giorno muore.
Allora suo padre inventa un biglietto di suicidio che, pubblicato dalla rivista della scuola. Presto quest’ondata di artefatta commozione sfugge a ogni controllo. Incapace di resistere al fascino della sua nuova popolarità, Lance decide di andare oltre e d'inventare un intero diario scritto dal figlio, alimentando l'insaziabile fame di dolore altrui pubblica.
Le insopportabili faccine della D'Urso
Due case 
editrici 
si contendono la pubblicazione. Il libro diventa un best seller e Lance si trasforma in una pseudo celebrità, ospite seriale di trasmissioni Tv dove va a vendere la tragedia del suo ormai mitico figlio morto suicida. Stelle Nere, Storie Maledette, Chi l'ha visto, Un giorno in pretura, Quarto Grado, Chi l'ha visto, spesso anche Porta a Porta, sono diventate tante le trasmissioni sulla moderna industria del dolore, vicende laceranti che i media alimentano fino a dire cose che non centrano nulla, ma aumentano l'incredibile cinismo del circo mediatico, giornalista, vittime, spettatori assetati di sangue altrui, di dolore altrui, di sofferenza altrui, di disperazione altrui, di terrore altrui. Non saremo un popolo di sadici?
Penso   che la gente    voglia
proprio questo. Mantenere viva la speranza, anche se in modo un po' stravagante. In America si tende a mitizzare le persone quando muoiono. Torna alla memoria un talk show che ha visto, in cui un uomo confessava il suo adulterio di fronte ad un pubblico tutto femminile. "Idiota, visto che ci sei, perché non provi anche a infilare la testa in un acquario per prendere dei piranha coi denti?". Le donne gli urlavano: ‘Bastardo!’. Avrà pensato: “Sono in Tv, beccatevi questo. Diventerò famoso per ben cinque minuti”. Quindi, imitando la voce di Ronald Reagan, ma parlando dell’ex presidente in terza persona: “Anche lui in fondo era simpatico, ma a metà della sua amministrazione ci siamo resi conto che non sapeva che cosa stesse facendo”.
Per un periodo, è stato
dipendente dalla cocaina associato all’alcol (micidiale), ma ha superato entrambe le dipendenze prima della nascita del figlio, restando sobrio per vent’anni. Nel 2002, però, in Alaska, sul set di Insomnia, ricominciò a bere. “Ero in una piccola città ai confini del mondo, ma da cui si potevano vedere lastroni di ghiaccio e monti bianchissimi e ho pensato: ‘Devo bere’. Mi sentivo solo e impaurito, era uno di quei momenti in cui lavori troppo e dici a te stesso: “Lascia andare, un bicchierino mi farà bene”. È invece fu la cosa peggiore del mondo.

Dal      bicchierino
alla     bottiglia
Al primo drink mi sono sentito meravigliosamente bene. Poi, però, bere diventa un problema e ti ritrovi isolato. Qualcuno ha suggerito che ad aggravare la ricaduta possa essere stata la morte del suo amico Christopher Reeve, nel 2004. “No”, sussurra, “è stata una ragione più egoistica. Ero in una condizione di paura e ansia generalizzate. Si pensa che gli alcolici possano alleviare le sensazioni sgradevoli. E invece non è così”. Entro neanche un paio di mesi e ti ritrovi l’affossato ch'eri prima. Questi passaggi, dove all'inizio t'inganni pensando che parte di quella sofferenza che lo stendeva molto si poteva ridimensionare tutto.
Come può un alcolista resistere ad una vista del genere? Non ce la fa.
E lo Stato intasca il 58% sulle imposte alcoliche.
Un pò come quello che sta capitando con il gioco d'azzardo adesso 
           Un   vampiro    che si sente
autorizzato camminare di   giorno
Dopo quasi un centinaio di giorni, sei nelle difficoltà di prima, anzi ancora più demotivato perché dai bicchierini si passa velocemente alla bottiglia di vodka o Gin. Se non è ricaduto nella cocaina, è perché sapeva che lo avrebbe ucciso. “Con la cocaina ero diventato paranoico e impotente, sai che divertimento. Certo, una parte di me ha pensato di ricominciare, ma questo avrebbe comportato tante altre cose spiacevoli, tipo darsi a conversazioni inutili fino a mezzanotte, risvegliarsi all’alba sentendosi come un vampiro autorizzato a camminare di giorno. No, no, grazie, no”.

Capitano, oh
mio       capitano...
Gli è  bastato bere per una settimana per capire di essere nuovamente nei guai: “Durante i primi giorni, menti a te stesso e ti convinci di poter smettere e che in fondo un goccio non fa male, sei nuovamente fregato”. Il tuo corpo contrattacca e ti dice: "No, non adesso, sto meglio, lo farò più in là. Alla fine mi ci sono voluti circa tre anni per riuscirci davvero”. E non sono bastati.
Una vita Fuggente,
come l’attimo
Al di fuori di ogni rimando al suicidio, che è già un terrificante ed esplicito messaggio, era l'attore stesso a parlarne con chiunque della sua infelicità, quel pesante struggimento che cancella tutto ciò che di bello e buono era riuscito a fare nella sua vita e ad un certo punto sembra che quelle cose appartengano ad un altro, come se improvvisamente tutto era diventata un disagio.
Poi   parliamoci chiaro,
scrivere di qualcuno che sceglie l'atto dell'"l'estrema ratio", non è come scrivere della propria squadra di calcio del cuore. E' sempre complesso, perché non sappiamo nulla, solo Dio e il suicida sanno cosa sia successo, avvertendo un sentimento faticoso nello scrivere sul tappeto magnifico dei versi qualcosa che lo ricordi. Sa di retorica, come non sopporterei fare di Robin Williams un santino. Capitano, oh, mio capitano, lei è stato per davvero un gran Capitano, chissà poi se ha colto l'attimo della sua vita almeno una volta. Ora riposa, tutto è a posto, il degrado di un uomo lacerato nell'anima è cessato. Ora è il momento del Mistero, che s'evita di parlare perché tutti si muore e ciò racchiude ogni nostra angolatura, spigolo, sporgenze per sempre nascoste. Ora tutto prende luce. 
Lo so che giunti al termine di questa nostra vita tutti noi ci ritroviamo a ricordare i bei momenti e dimenticare quelli meno belli, e ci ritroviamo a pensare al futuro. Cominciamo a preoccuparci e pensare: "io che cosa farò? chissà dove sarò da qui a dieci anni?" Però io vi dico: "Ecco guardate me!" Vi prego, non preoccupatevi tanto, perché a nessuno di noi è dato soggiornare tanto su questa terra. La vita ci sfugge via e se per caso sarete depressi, alzate lo sguardo al cielo d'estate con le stelle sparpagliate nella notte vellutata, quando una stella cadente sfreccerà nell'oscurità della notte col suo bagliore, esprimete un desiderio e pensate a me. Fate che la vostra vita sia spettacolare.