domenica 17 novembre 2013

I transistor di Rankxerox, Tamburini e i miei

Snort'

Rankxerox,

androide     coatto

di Matteo Tassinari
A pensarci bene è un assurdo di quelli storici per chi legge i fumetti come se avesse in mano un libro di Fedor Michajlovic Dostoevskij. E’ assurdo che un personaggio così riuscito in tutta la sua arte, con Lubna e Rankxerox, ancora oggi non si conosca l'“esattissima” sua paternità. La storia è questa, poi decidete voi cosa pensare. Stefano Tamburini è indiscutibilmente il primo a tirarlo fuori dal suo cilindro alla fine degli anni '70, autore dei testi e, inizialmente, anche dei disegni con la collaborazione di Andrea Pazienza e Tanino Liberatore che ne diventa l'autore ufficiale per quei muscoli pieni di transistor e snort  quasi da lasciare il passo a Liberatore che per la verità non fece mai nulla per impadronirsi del personaggio.



Anche le poliedriche e strabilianti capacità di Andrea Pazienza, riuscirono a realizzare alcune strisce delle prime storie, mentre Liberatore divenne ufficialmente il disegnatore regolare in tutte le riviste italiane di fumetti di Rankxerox, androide protagonista di avventure mirabolanti nello scenario di una Roma futura ma ancora ambientata nel 1980, ma già proiettata verso scenari dove le pecore elettriche di Philip H. Dick stanno già pascolando alla ricerca del dottor Tyrell, della Tyrell Corporation. Capace di mescolare tematiche e situazioni pronte alla loro scomparsa fulminea per fare spazio a improvvise dinamiche sempre nello spazio underground-fantasy-reality. 
Grande Stefano Tamburini
Chi creò Rankxerox?
Il paradosso sopravvive tutt’ora poiché il creatore e autore di uno dei personaggi più noti del fumetto italiano e pubblicato ancora oggi all’estero in almeno dieci lingue, continua a subire a quasi trent’anni di distanza dalla scomparsa di Tamburo per overdose nel 1986, lo stesso affronto che subì in vita, continuando tutt'ora.


Tanti autori per RX
Ad esempio,
anche Wikipedia, per paura di non sbagliare ha scritto: “Autori di RankXerox: Stefano Tamburini e Tanino Liberatore”. Mancava che ci scrivessero anche Andrea Pazienza e Massimo Mattioli per pararsi da tutto e da tutti. Io una mia idea ce l’ho, che tengo per me. Ad ognuno il suo in base alle proprie convinzioni e quel che sa. Nacqui contrario ai condizionamenti, crebbi rimanendo fedele a queste origini, muoio aborrendo ogni forma di persuasione in special modo le più occulte. Innovatore grafico con Frigidaire, ideatore e road manager del progetto-Cannibale, spietato ed esilarante critico musicale a firma di uno pseudonimo corrispondente a Red Vinyle, con l'intenzione d'ironizzare sull’indecifrabile Red Ronnie, all’epoca un biondino, anzi un rossino di scalpo pronto ad intervistare prima Pupo per poi passare a Ron Wood dei Rolling Stones.
1977, Bologna, scontri fra Movimento
e forze del'ordine


Lucido nel cut
E’ stata anche una matita calda del Movimento del ’77 con le sue collaborazioni su Stampa Alternativa e collaborò con numerose riviste di contro cultura. Tutto questo in soli dieci anni, intensissimi anni. Autore di culto per pochi affezionati, attualmente Tamburini sopravvive solo nel paziente e meticoloso lavoro “filologico” di pochi appassionati e romantici cultori che con spirito zelante ed ossequioso, tentano la ricostruzione di quei brevi ma ricchissimi anni sul piano della rivolta e della protesta, senza che ciò si verifichi solo perché si dice che c’è la crisi. Inizia ad avvertirsi già il lucido e tagliente cinismo che caratterizza buona parte della sua produzione, che crescerà esponenzialmente con il passare degli anni perfezionandosi, allargando il campo delle sue conoscenze.
1977, blindati e camionette presidiano Bologna

















 La Polizia volle lo scontro
Tuttavia la sensazione, a dire il vero 
poco piacevole di noi pochi affezionati, è quella di riscoprirsi archeologi che, trascorsi anni ed anni a scavare il sottosuolo raccogliendo tutto il trovabile, schizzi, bozze, tavole incompiute, progetti abortiti, per aspettare con ansia l’arrivo al Museo di turno di pochi sparuti visitatori che mostrino una briciola d’interesse, ripagandoci di tutte le fatiche fatte per il recupero del materiale originale. Penso che sia arrivato il momento per noi sostenitori, di tramutarci da semplici depositari a divulgatori del verbo tamburiniano. E’ giunta l’ora di far si che l’opera di Stefano Tamburini non sia più esclusivamente oggetto d’interesse e di ricerca di un selezionato pubblico di nicchia, perché rispetto al Paz, questo monumento apocalittico di rock star a metà strada fra Pompeo e Colas, il Tamburo non aveva nulla di meno.

Il Tamburo suonava Mozart
E’ difficile scrivere poche righe su Tamburini, perché significa scegliere e di conseguenza buttare materiale. Selezionare tra la sua sterminata produzione, poi, quasi impossibile fare la cosa giusta. Grafico, fumettista, sceneggiatore, designer, art director eventi, ottimo redattore, tutte mansioni in cui il Tamburo si è contraddistinto dimostrando di non lasciare mai nulla al caso. Non perdeva un dettaglio, che disegnasse una tavola grande tre metri per cinque o “Morning Glory”, disegnato l'estate dell'anno precedente, una storia a fumetti di più tavole pubblicata su Zombie International, alla velocità della luce aggiungeva linee, tratti, punti e quant'altro avesse in arnese.
L'Androide con Lubna 
E' tutto così

chiaro!



In Italia,
tra il ’74 e il ‘77, divampa la rivolta. Lui, ancora molto giovane ci si butta dentro come un toro nella corrida. Tamburini è un militante a differenza del suo grande amico Andrea Pazienza. Partecipa al Movimento, alle sue sedute, ai suoi ritrovi. E' un autonomo a tutti gli effetti. Con la propria vulcanica e selettiva creatività, redigendo e collaborando con diversi fogli e giornali di controinformazione che cominciano a spuntare come funghi, inizia a mostrare il suo talento su queste fiorire di nuove iniziative editoriali. Ogni mese apriva una redazione, spesso di folli, ma altrettanto spesso di artisti con il patentino vidimato dall'immaginario collettivo di quel periodo.


  Paulito, il micio
Con lui Tanino Liberatore, il Paz, Filippo Scòzzari, Vincino,  fauna umana che spaccava il cemento con le radici di storie per sognatori, un tipo d'erba che cresceva anche dove le pietre erano fitte e il cemento abbondava, ma quell'erbetta cresceva, era così carina. Stefano, nel 1986, muore di overdose nel suo appartamento di Monte Mario a Roma in un giorno non precisato dell'aprile ‘86. Il suo corpo, in stato di decomposizione viene ritrovato una settimana giorni dopo il decesso per un’overdose. Al suo fianco Paulito, il suo micio che in quei dieci giorni non l’ha abbandonato un secondo, è rimasto sempre con Stefano a fargli compagnia, anche se morto. Forse gli avrà dato qualche graffio, e qualche miao, come a dirgli: “Stefano svegliati, tirati su che ho fame,”. Sulla morte del Tamburo, quello che si sa è tutto qui. Del resto cosa vuoi sapere, è già tutto così chiaro!?

Rullano i Tamburi

Durante i primi anni ’80, è semplicemente un momento splendido. Lavora tantissimo e si sgancia anche dal Movimento per andare incontro ad esperienze diverse e più interessanti francamente. Inizia così la collaborazione con la rivista di moda Uomo Vogue verso la fine del primo lustro degli anni ottanta Tamburini si dedicò anche alla moda, creando la collezione "Vudù" per vari marchi d’alta moda milanese, era pagato non poco per disegnare vetrine e pareti di spazi pubblici collegati alla cultura e al fumetto o alla moda,  tutti i gadgets di Vogue nascono dalla sua fertile genialità. 
Mannaggia
alla  Pfizer
Per come la vedo io, l’unico neo di Tamburini è l’aver disegnato confezioni per la casa farmaceutica Pfitzer, ma i giovani sono troppo attratti dai soldi e se ti fai le pere non bastano mai, lo dico per esperienza diretta, per questo si ruba molto e si spaccia parecchio, per questo molti tossici vengono rinchiusi a quattro mandate collegate ad otto lucchetti in galera per tre anni per sciapide cazzate confronto a quello che sento e vedo in giro.
Iniziò le collaborazioni
a testate come "Vomito", "Tempi supplementari", "Zut" e altre ancora. Nello stesso periodo pubblica “Thalidomusic for Young Babies” (un esperimento musicale composto rimescolando in un taglia e cuci brani che vanno dai Throbbing Gristle ai DNA passando per molti altri nomi) con lo pseudonimo “Mongoholy Nazy”, facendosi così passare per un musicista ungherese il cui nastro sarebbe finito nelle mani del giornalista Red Vinyle, il critico musicale di Frigidaire (in realtà sempre lo stesso Tamburini).








La cassetta, venduta per corrispondenza al prezzo di 5.000 lire, è oggi un oggetto di culto per i collezionisti. Nel 1980, insieme a Vincenzo Sparagna e Filippo Scòzzari, fonda “Frigidaire”, curandone grafica ed impaginazione. Per la nuova rivista crea le storie di “Snake Agent”, manipolando e rimontando vecchi fumetti degli anni quaranta con l'uso della fotocopiatrice. Tutto il resto era già ciurma e sarabanda come in Spagna quando il sole scotta e fa bene alla libido. come un tubo arroventatato.
"Però", pensa l'androide Rankxerox
in un misto tra sensazioni umane e snort'
Avanguardista sperimentale 
Stefano Tamburini, va dunque inserito a pieno merito tra i grandi del fumetto italiano per l’apporto innovativo, avanguardistico, sperimentale che ha caratterizzato il suo lavoro, come sceneggiatore e come tout-court utilizzando il linguaggio dei fumetti - a torto considerata una letteratura minore - per parlare del reale, dei disagi giovanili di quegli anni, che sono stati anche i miei, pur non avendo fatto nulla di prestigioso.
Il Tamburo ha inoltre dimostrato che per disegnare fumetti non è necessario essere bravi, il solo sapere disegnare bene un corpo, paradossalmente potrebbe anche diventare un aspetto relativo. Il quid è collocato nel plesso solare, all’altezza dello sterno. Cultura d'avanguardia, antenne alzate sul presente, estro creativo da vendere a quintali e avere qualcosa da dire e soprattutto sapere come dirla. E se si pensa a cosa è riuscito a realizzare graficamente con i pochi strumenti artigianali a disposizione in quegli anni, chissà cosa si sarebbe inventato e come ci avrebbe dipinto l’oggi e penso che sarebbe incazzato nero, con l’ausilio di uno scanner o un computer. Aaarrrrrgghh!!!  Niente, mi è saltato un fusibile e mi ciondola un fanale.