venerdì 20 giugno 2014

San Francisco calling Beat Generation


         di Matteo Tassinari
San Francisco, 261 Columbus Avenue, angolo Broadway, dichiarato monumento nazionale, l'indirizzo è ormai segnato sulle guide per viaggiatori, da decenni vi fanno tappa perfino torpedoni di turisti. Eppure la libreria City Lights non è invecchiata, non è diventata il museo di se stessa, non ha perso né la sua vitalità sovversiva né il fascino bohémien.
Funghi psicoattive
Da quando divenne
famosa come la culla
del movimento Beat, ha resistito all’usura di tutte le mode. Con i suoi scaffali all’antica, le pareti in linoleum, le piccole scomode sedie di legno per i dibattiti, ha sfidato gli assalti commerciali dei supermercati librari dalle vetrine luccicanti tipo Borders e Barnés&Noble, ha ignorato la concorrenza di Amazon su Internet.Tra i numerosi meriti che dobbiamo attribuire a questi folli visionari, va ricordato quanto questo gruppo sia stato d’ispirazione per i successivi movimenti culturali di rottura afferenti al maggio 1968, l’opposizione alla guerra del Vietnam, gli Hippy di Berkeley e Woodstock. Inoltre ha anche contribuito a rinforzare il “mito americano”. Tra gli autori di riferimento: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, Neal Cassady, Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti, Norman Mailer. La Beat Generation veniva, in senso denigratorio e dai repubblicani soprattutto,  anche chiamata “gioventù bruciata”. Sciocchezzuole, ma è bene ricordarle per continuare a lottare contro l'ottusità delle maggioranze silenziose, ma terribili nelle loro decisioni.
Padre spirituale Beat Generation
Casa di nicchia
e café littéraire
affollato ogni sera, City Lights si è reinventata attirando generazioni di poeti giovani, saggisti anti-establishment, nuovi narratori delle minoranze etniche e del Terzo mondo. “Ci siamo imposti creando una comunità letteraria e un luogo d'incontro di tutte le avanguardie", dice Lawrence Ferlinghetti, 84 anni, l’ultimo sopravvissuto della "generazione maledetta" dei poeti Beat. La prova che la sua fama ha resistito all’usura del tempo. Si celebrano i cinquant'anni di City Lights e l’evento attira a San Francisco dall’America un pellegrinaggio di poeti, romanzieri, musicisti jazz, pittori, filosofi, intellettuali no-global, maìtres-à-penser. Subito dopo la seconda guerra mondiale, il giovane reduce Ferlinghetti sbarcò in una San Francisco che gli sembrò “un po' Parigi per la poesia europea di certi quartieri, un po' Tunisi per le case bianche sul porto e la luce mediterranea”.
Beat Generation

L'erba      dei
 Paperbooks 
Il quartiere degli immigrati italiani, aveva già una ricca tradizione letteraria con Mark Twain, Jack London, William Saroyan. Qui Ferlinghetti, figlio di un immigrato del Bresciano, insieme con l’amico sociologo Peter Martin, decise di aprire City Lights nel 1953. E fu subito originale per la scelta di vendere all'inizio solo "paperbacks", i libri tascabili. In politica la scelta di campo era inequivocabile.
Woodstock, la danza della pioggia... lisergica
  Covi di resistenza
Il maccartismo, il clima anticomunista di caccia alle streghe, non impedì a Ferlinghetti di mettere autori proibiti in vetrina. North Beach era un covo di resistenza anche perché aveva un nucleo di antica immigrazione ligure discendente "da ex garibaldini e anarchici toscani". E’ storia.  Gli spazzini italiani fermavano il camion della nettezza urbana davanti alla libreria per approvvigionarsi di riviste di estrema sinistra. Decisamente altri tempi, follia d'altri tempi
"Howl     and
Other Poems"
La notorietà nazionale arrivò con il processo del 1957, quando Ferlinghetti fu arrestato e incriminato per oscenità per aver venduto "Howl and Other Poems", la raccolta di poesie di Allen Ginsberg, ma il giudice Clayton Horn sancì che quei versi “si riscattavano per il valore sociale” e lo assolse in nome del Primo emendamento. Fu una vittoria legale che aprì la strada alla pubblicazione di importanti autori allora all'indice come D.H. Lawrence e Henry Miller. Ginsberg della Beat Generation, è certamente il poeta più celebrato al mondo. Nacque nel New Jersey, da una famiglia ebraica e crebbe nella vicina Paterson.
Suo padre, Louis Ginsberg, era un poeta e un professore di liceo e la madre, Naomi Livergant Ginsberg, era affetta da una rara malattia psicologica che non venne mai correttamente diagnosticata ed era anche un membro attivo del Partito Comunista e portava spesso con sé Allen e il fratello Eugene alle riunioni del partito. Da adolescente, Ginsberg cominciò a scrivere lettere al "New York Times" su questioni politiche, come la seconda guerra mondiale e i diritti dei lavoratori.
   A New  York,
  Ginsberg
aveva conosciuto anche Gregory Corso, appena uscito dal carcere, in un bar del Greenwich Village (the "Pony Stable") il primo bar apertamente lesbico. Subito colpito dalle sue poesie, Ginsberg presentò Corso agli altri membri della scena letteraria Beat e lo introdusse tra i suoi amici letterati aiutandolo a trovare un editore. Ginsberg e Corso rimasero amici e stretti collaboratori per la vita intera. In questo periodo Ginsberg era sentimentalmente coinvolto con Elise Cowen. Nel frattempo City Lights era diventata il centro del movimento Beat (un termine preso in prestito dal jazz dove "beat" voleva dire rigettato, emarginato).
Gregory Corso & Allen Ginsberg, New York City 1989
San Francisco Renaissance
Come gli impressionisti parigini, gli scrittori Beat furono prima un gruppo di amici, poi una corrente artistica, infine diedero il nome a un'epoca intera. Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs si erano incontrati a Manhattan attorno alla Columbia University, poi emigrarono sulla West Coast dove si unirono a Ferlinghetti e diedero vita a quella che fu chiamata la "San Francisco Renaissance". Le loro poesie e i loro romanzi si distinguevano, scrisse Gilbert Millstein sul "New York Times", "per la ricerca frenetica di ogni possibile impressione sensoriale, un’esasperazione dei nervi, una sfida delle possibilità estreme del corpo attraverso l'alcool, la droga, la promiscuità sessuale, la guida ad alta velocità o il buddismo".
L'Assessore alla Cultura, l'aria c'è tutta
"Beatnik"
come   "Sputnik"
La generazione dei "beatnik", così battezzata nel 1958 dopo il lancio del satellite sovietico Sputnik, era disillusa, ancora segnata dagli orrori della seconda guerra mondiale, e in attesa di una terza che sembrava nell'escalation nucleare Usa - Urss. Dell’Europa di quegli anni l'ispirava l'esistenzialismo di Jean Paul Sartre. Dell’America di Eisenhower rifiutava quasi tutto. Il grigiore del conformismo borghese, il puritanesimo, il razzismo, le gerarchie sociali plasmate sul modello della grande industria. Per un tuffo in quel passato, oggi basta salire al secondo piano di City Lights, il giardino dell'Eden della generazione Beat dove tutto sembra rimasto intatto: romanzi, poesie, edizioni originali, dischi, poster, autografi. Ma sopra a tutto i nostri ridicoli ricordi, che non servono a nulla. Fuffa!
Syd Barrett, fondatore dei Pink Floid, visto dal pittore della Beat Paulo Rodriguez. Ginsberg lo presentò a Ferlinghetti al City Lights                

Esplodeva il
   Free Speech Movement
In 50 anni, il City Lights ha continuato a registrare come un sismografo gli sconvolgimenti politici, sociali, culturali e di costume ospitandone sulla Columbus Avenue i teorici e i protagonisti. Nel cuore della Bay Area di San Francisco, i fermenti dell’epoca Beat hanno generato ribellioni e trasgressioni a ondate generazionali.
Sull'altra sponda della Baia, a Berkeley, a metà degli anni ’60, esplodeva il Free Speech Movement, precursore del Maggio '68 parigino e della protesta contro la guerra in Vietnam. Qui nascevano negli stessi anni le Black Panthers, la più radicale organizzazione politica afroamericana, poi approdata al terrorismo. “Anche Woodstock”, scrisse William Burroughs, “è nato dalle pagine di Kerouac”. La moda hippy, la New Age e il sincretismo con le religioni orientali, il movimento femminista e la liberazione dei gay, perfino la più recente contestazione anti-global, hanno mosso i primi passi qui sulla West Coast.
La storica biblioteca da dove prese il movimento
della Beat Generation nel 2011. Angolo sacro per pochi ancora ispirati
 La fisionomia bohémien
di Ferlinghetti
Tutta questa  storia vive sugli scaffali di City Lights, nelle locandine dei dibattiti che affollano da anni il suo seminterrato. È rimasta indispensabile per i giovani poeti in cerca di un luogo dove leggere i propri versi, per i saggisti in rotta di collisione con l'establishment. Nonostante la celebrità, la libreria è come negli anni Cinquanta, nelle parole di Ferlinghetti “un luogo informale, intimo, con uno charme anarchico, un’esperienza possibile solo a San Francisco”. Di tutte le rivoluzioni che ha visto o sognato, solo quella tecnologica e industriale della New Economy non è piaciuta a Ferlinghetti.
Il più grande concerto della storia rock, Woodstock


Impegnato a difendere la fisionomia bohémien del suo quartiere, il poeta ha visto con orrore l'invasione delle dot.com, il boom dei prezzi immobiliari, la fuga dei giovani artisti allontanati da una città troppo cara, un senso di oppressione legato alla indifferenza sociale e pubblica. “Questa non deve diventare una città uni-dimensionale, una città del business omologata a tutte le altre città d'America”, protestava nel 1999, prima che il crack del Nasdaq esaudisse i suoi desideri. In mezzo ai festeggiamenti per i suoi cinquant'anni, City Lights vibra per una nuova battaglia: quella contro le avventure imperiali di Bush.

"una       vasta paranoia dilaga       attraverso
il paese"
(Lawrence Ferlinghetti, 1980)


       Ancora una
      volta
quest'angolo di North Beach diventa un focolaio di contestazione, il ritrovo degli autori pacifisti, la calamita per tutte le manifestazioni culturali di dissenso. Il 20 marzo 2003, appena iniziarono i bombardamenti su Baghdad, la libreria abbassò la saracinesca in segno di lutto e affisse sulle vetrine il grande manifesto “Not in our name”: non nel nostro nome.
L’indomito poeta Beatnik
Per Ferlinghetti “dall'11 settembre è iniziata la terza guerra mondiale, non nel senso che ebbero la prima e la seconda, ma perché questa è la guerra dell’America contro il Terzo mondo”. L’indomito poeta Beatnik, accusa l’amministrazione Bush di essere “un gruppo di criminali internazionali con l'avvallo del mondo intero” e ammonisce a vigilare “contro la mentalità fascista sempre in agguato, a difendere la libertà di espressione sempre minacciata”. Sul “San Francisco Chronicle” pubblicò la sua ultima poesia, “Speak Out”:
Ferlinghetti


 L'ora di parlare
“Una vasta paranoia dilaga attraverso il paese / e i terroristi di Washington spediscono i giovani di nuovo sui campi di battaglia / Nessuno parla / allora adesso è tempo per voi di parlare / Per voi tutti amanti della libertà / Per voi tutti alla ricerca della felicità / Per voi amanti dormienti / Sprofondati nei vostri sogni privati / Adesso è l'ora di parlare / maggioranza silenziosa”. 
(Lawrence Ferlinghetti)