martedì 29 aprile 2014

Non lo sapevo dire

Edo ardo
Agn elli
a Malindi
La scena impietosa del Tg1 nel 1990
humaintotémique
Ho sempre provato affetto per Edoardo Agnelli, suicida (?) per un modo di vivere imposto, non suo, snaturandolo. Grande parte della sua sofferenza, dipendeva dalla sua libertà anarchica dei sentimenti, che ha sempre cozzato contro una nave Ammiraglia dei codici della Borghesia dell'Alto Piemonte. In altre occasioni ho osservato la sensibilità e solitudine in una prigione dorata e senza confini, isolato con 5 maggiordomi in un villa stupenda sommersa dal verde delle montagne a nord di Torino.
Il 15 novembre 2000, a Fossano, prese una Croma e andò su un ponte per buttarsi giù e farla finita. L'ipocrisia fa si che i giornali titolino: "che è stato ritrovato morto in circostanze misteriose Edoardo Agnelli". Anche Wikipedia riporta queste parole, mentre si suicidò per l'esiziale solitudine in cui era piombato per uno stile di vita certamente agiato, ma non il suo. Lui voleva la Fiat in un modo, e il casato in un altro. Lo isolò con una fuoriuscita da capogiro (una cifra di svariate decine di miliardi di lire) , diverse ville con 10 body guard e 3 maggiordomi, ma con l'assoluto divieto d'entrare in Fiat, proprio per le idee che evidentemente l'Avvocato, non gradiva affatto. C'è chi ha adombrato l'odiosa presenza di orientamenti che portano all'ipotesi di un omicidio fino a scrivere un libro intitolato "Un mistero di 80 metri". Non dico nulla, ovviamente, di questo libro, pur avendo un'opinione precisa e direi abbastanza attendibile della vicenda. I Borgia? Educande ammodo e cortesi. Da qui la ricerca spasmodica di religioni, spiritualità, droghe, viaggi in India, Africa, per il mondo, improbabili lettere scritte a capi di Stato di ogniddove. Poi solo follia, di quella devastante che non perdona umanamente, con coraggio si procede, si continua. (m.t.)

M’incontravo
col     Cinese
Un bravo ragazzo
Gli incontri notturni, sono diversi da quelli diurni, fateci caso, come dire che Neffa canta peggio di Faber. Un passo per volta, poi capirete, almeno, me lo auguro. Come per i tossicodipendenti, la notte era il momento preciso di resettare le proprie forze e osservare quanto avevamo in cassa. Poi i giorni vengono distinti fra loro, ma la notte ha un unico nome. Così la notte divenne l’agenda degli impegni, quella dove si scandivano gli affari, spacciatori, puttanieri, strozzini, giocatori d’azzardo, ricettatori, meccanici compiacenti di biciclette, picchiatori e gente di cui si può anche legittimamente aver paura, per molti aspetti la feccia della terra. Perché è gente che, giunta ad un certo livello, non ragiona più, mancandogli le parole. E' un meccanismo normale, direi. Se non hai qualcosa da argomentare che fai, meni! E infatti iniziarono a menare forte con il povero Saragoni, ora al riparo di Qualcuno, ma lasciamo perdere queste cose, troppo presto per parlarne, si rischierebbe di dire cazzate enormi come un palazzo di 10 piani.
    M’incontravo
      col    Cinese.
Un boy tarchiato, grasso e grosso, 45enne, ben piantato e tozzo, robusto e massiccio, quasi compresso in unico fascio di nervatura di fili elettrici che neanche lui, talvolta, aveva il controllo. Emigrato da Caserta e con una grinta che gli pompava nelle vene del collo in evidenza alla Joe Pesci in "Quei bravi ragazzi" di Scorsese, il Cinese spaccava la faccia a tutti. Un individuo che aveva sempre dato il suo personale benestare alla follia affinché abitasse per sempre la sua mente, senza fattura, in nero.
Un tipo alla Cinese, bello gonfio d'alcol
e tanto gas alcolico da espellere
Troppo     insano
per      vivere,  
troppo criminale per morire e questa sintesi gliela decantavo anche di persona, lo gratificavo nel suo orgoglio malavitoso, nella speranza che mi facesse pagare meno la roba o meglio, mi regalasse un grammo, visto che gliene compravo otto a 130mila lire l'uno. Mi era concesso di diritto non riconosciuto da alcun essere umano, ma scritto col ferro e il sangue nel mondo underground for tcx. Un pianeta osceno lo stesso pianeta di Lou Reed, dove c'era merda, lui c'andava.
L'eroina fa anche questo, ti fa diventare un pagliaccio,
ti rende ridicolo agli occhi del tuo pusher per entrare nelle sue grazie
e allungasse un grammo in più. O anche due.
Ridi...
pagliaccio!





























Cinese il
Mafioso
Nel trafficare  eroina, a qualsiasi livello, nulla è gratis, neanche l’anima. Più alta è la posta e più serie si fanno le questioni, serie nel senso che t'incasini ulteriormente. Nel 1982, il Cinese era quello che garantiva eroina a tute le ore e questo era indice di attendibilità che in certi momenti per quel mondo sommerso era tutto, era la nostra pasticceria e a qualsiasi ora volevamo bignè alla crema. Perché se stai in astinenza ma non c'è il pusher t'incazzi di brutto.
Come? Ho i soldi e non c'è
il tipo? Non esiste, pensi incazzato. Non ci sono scusanti, lui era perfetto. Ti garantiva eroina a tutte le ore e quando non c'era il Cinese, subentrava il suo figliuolo che lo rimpiazzava, giusto per non perdere tempo, fatica, stress e soldi soprattutto. Era intrallazzato forte. Aveva collegamenti col sud, impegnatissimo nei suoi viaggi con un maggiolone nero decapottabile. Un cicciotto di 120 chili, alto 1 metro e 60. Puzzava come una capra. Penso che la doccia se la facesse quando gli andava, il problema era che non gli andava.

Contante,     cash, liquido
Oggi, da quel che vedo, so e intuisco (la parte più critica e precisa), tutto è cambiato e non era difficile prevederlo. Difficile è capire com'è cambiato? In che modo? Quali sono ora i gusti? Perché tutto è mimetizzato? Il tossico s’è nascosto, globalizzato alla massa, confuso tra i tanti disagi altrui e i morti non sono diminuiti, al contrario, sono aumentati, ma non fanno notizia. Facendo il giornalista, sono testimone di un caporedattore centrale che disse con tono imperioso: "Il pezzo si fa solo se si scopre che la roba era tagliata, altrimenti non ne parliamo neanche una riga", ed erano morte, dico morte, tre persone tre, due donne e un uomo. Cioè, solo in caso di stricnina allora c'è la notizia, i 3 morti non facevano notizia. Ora capite come sono fatti - TUTTI - i giornali? Da quelli di Berlusconi, passando per De Benedetti.



Torniamo a noi
All’epoca l’oro circolava in grosse quantità e nel mondo del gioco d’azzardo era quasi più accettato del denaro contante. I contanti sono imbattibili in questi movimenti, ma anche l’oro era moneta sonante. Ora mi sorprende vedere tutti questi  negozi che comprano oro così sotto gli occhi di tutti e sappiamo molto bene che molto di quell'oro è rubato, ma la Polizia non interviene. Sono quei misteri ai quali ci adeguiamo senza motivo, invece di sfogare una tenace e sana indignazione. Arrivavano con le sportine della Conad colme di monili, bracciali, anelli, collane, tutte d’oro. Ho visto anche un lingotto. Sono passati 31 anni, ma non penso che le cose siano cambiate in meglio, si, sono cambiate, ma in peggio.
Chi non ha mai visto un negozio di questo tipo?















Pecunia
non olet
Le    pietre non erano così accettate ad esempio, e poi non tutti sapevano valutare il reale prezzo al mercato nero di una pietra preziosa, quindi il business era più complicato. Era necessario un intermediario che valutasse lo stoccaggio di un tipo di merce rubata ma di difficile quotazione. Ricordo che un noto gioielliere bazzigava quel mondo, era proprietario di una gioielleria dove le signore, mia mamma compresa, andavano a comprarsi i colleur e anelli. Spesso era chiamato da questi "pezzi grossi" per valutare i panni di stoffa verde felpata arrotolati, dove dentro trovavi gemme, preziosi, pietre, preziosi, diamanti, perle, rubini e quant'altro meraviglioso presente. Aveva anche un giro di pellicce rubate, gente che con un movimento spostavano almeno 20 milioni di lire, ora in euro non saprei. Intanto a suon di pere, le giornate passavano.
Pensavo che    con i soldi ricavati 
dai furti nei negozi di abbigliamento avremmo dovuto acquistare di contrabbando una quantità di metadone per disintossicarci con una terapia scalare e infine partire all’inizio dell’estate per la Spagna, ospiti di un suo amico che ci avrebbe anche aiutato a trovare un lavoro. Follia pura. Un metodo per non guardare in faccia al fallimento proprio oppure vivere una vita pensando all'impossibilità della mia morte. Un delirio d'onnipotenza inconscio, ne sono troppo convinto, ogni tossicodipendente ne è colpito. Altrimenti non avrebbe fatto quel tipo di vita, assai diversa da tutte le altre. Ogni cosa che fai è perché l'eroina lo vuole, altrimenti non la faresti. Non c'è bisogno di scomodare Cancrini e Ciotti, degnissime persone, per dire cos'è la droga, la dipendenza da eroina. Basto io. 
Cocaina,
menagè     quotidiano
Ascoltavo  Roberto (quando sei fatto di eroina sei disposto ad ascoltare chiunque e qualunque cosa, proprio perché non te ne frega nulla) mascherando il mio disincanto, cercando di farmi vedere coinvolto da quel che diceva. Che si tenesse pure le sue illusioni. Per quanto mi riguardava, la nostra trincea faceva già acqua da tutte le parti ed era quindi il caso di prepararsi al peggio.
Il peggio infatti venne,
ma fu peggiore di ogni possibile previsione. Esso fu annunciato dalla comparsa della cocaina nel mio menagè quotidiano, nelle cui folli orbite ci ritrovammo di nuovo agganciati. In quelle notti accadeva poi un fatto. Quando ti trovi nella fase ascensionale della cocaina non hai percezione del tempo. Il mondo ti si apre con chiarezza cristallina e tutte le cose sembrano rivelare un particolare segreto che sapevi anche prima, ma non ti appariva così importante, da qui capisci come altera la percezione delle cose, senza moralismi ma con reale osservazione scientifica. I cocainomani sono i peggiori, paranoici, aggressivi, carogne, traditori, sono quelli che ti fottono senza un briciolo di pietà.
Geometrica      potenza
Papaverina
Cogli le più   strane connessioni, t’accorgi di cose che hai sempre notato e in quell’istante, assumono un valore che prima non avevano. Si tratta di fenomeni ancora più dirompenti per chi ha la mente già incline alla contemplazione, perché provi la sensazione di essere entrato per incantesimo nella sala comandi dell’universo-mondo. In questo stato di grazia, che non dura poi molto, forse un’ora, io e Roberto, pacatamente, compostamente, con la “geometrica potenza”, passione e precisione che ti conferisce questa droga glaciale e disumana come la Scandinavia.
Parlavamo   
delle lotte fra 
commercialisti, oppure ci lanciavamo in disamine relative al buco dell’Ozono senza sapere cosa fosse, o solo per sentito dire, anche di Maciste e Dylan DogSalutai Roberto, disperso a giocare con una tastiera Play Station e mi diressi verso la stazione di Forlì con il mio sacchettino in tasca che mi regalava il mondo, per poche ore.

Nascosto
 dietro 
un’automobile, rannicchiato, il braccio sinistro stretto nella morsa di coscia e polpaccio, la vena, quella del lato più sottile del polso, prende rilievo. In quel punto, dove la vena si biforca, c’è un piccolo ematoma che indica il passaggio di diecimila aghi, in gergo era chiamato "valvola", ossia una via callosa che bastava toccare che l'ago entrasse con facilità. A pensarci ora, dopo 33 anni che non maneggio siringhe, mi prende la chiusa allo stomaco, mentre all'epoca ero un infermiere provetto e pivello. In ogni caso, ho sempre scelto quel punto, perché ero convinto che la diramazione rendesse la vena più stabile e quindi questo mi garantiva che non cadessi nel terribile fuori vena, ossia la pera che ti fai senza il flash, la botta, la panacca, la parte più acuta della pera.
Ci conficco l’ago un’ennesima    volta.
E’ un gesto automatico, la vena  avrei potuto prenderla anche bendato o ad occhi chiusi. Sussulto per il bruciore mentre il sangue entra denso e compatto nella siringa, oscurando il liquido marrone dell’eroina e avvertimenti di grande rilassamento. Il movimento dello stantuffo aspira e reintroduce alcune volte il sangue nella vena, come per assicurarmi che all’interno del serbatoio non resti nemmeno un residuo di droga. Ormai tutto è scomparso, esistono io e la spada. A pensarci oggi, che è 33 anni che non mi buco più, è davvero incomprensibile come sia calato in un fogna così orribile. Ormai è fatta!
Ma ancora farò vela e partirò io da solo, e anche se sfinito,
la prua indirizzo verso l’infinito che prima o poi, lo so, raggiungerò
(L'Ultima thule, Francesco Guccini)










Oggi        avrei
voglia di quiete
Non sia   mai. Al terzo risucchio avverto nello stomaco una contrazione cosi forte da farmi deglutire, cui segue una generale distensione dei muscoli, troppa grazia. Con la divorante lentezza di un’alta marea, l’eroina invade ogni parte del corpo, spargendo dovunque i suoi semi narcotizzanti utili alla definitiva chiusura del dolore tutto. Oggi avrei voglia di quiete. Penso che avrei voluto dire questo, in quei giorni là. Solo che non lo sapevo più dire.