lunedì 28 ottobre 2013

Paz, il tratto supremo


Dandy Fashion
Victim designer

di Matteo Tassinari

Ai nostri eroi! Ai nostri eroinomani”. 
La dedica è del Paz. Filippo Scòzzari aggiungendo qualcosa di più su Andrea: “Si faceva moltissimo, anche se ora vogliono far dimenticare, nascondere il lato oscuro, che si faceva come una palla sgonfia. Come se si volesse nascondere che Caravaggio fosse un assassino plurimo”. Caravaggio dipingeva l’essere umano e poi lo ammazzava. Paz dipingeva l’essere umano prendendosi e prendendolo per il culo, per poi ammazzare sé stesso. Non è una novità che il Paz era innamorato in misura XL del Caravaggio e che lavorò su numerose illustrazioni tratte dai quadri in cui Andrea “pazienzizza” tele di Michelangelo Merisi Amerighi, più noto come Caravaggio. Sudditi che seguono in modo passivo e acritico qualunque dettame della moda. Si parla di vittimismo per via della vulnerabilità di fronte al materialismo ed alla caducità, due dei principali eccessi della moda, e per questo, di conseguenza si diviene vittime da un lato dei pregiudizi sociali e dall'altro degli interessi dell'industria della moda.
La pazienza è la più eroica delle virtù
giusto perché non ha nessuna apparenza d'eroico
Il dottor Tyrell, ideatore delle
pecore elettriche in "Blade Runner"
Tutti e 2
passeranno alla storia per la velocità e voracità istintiva artistica. Soggetti divorati da ambo i lati, come i replicanti di "Blade runner", quando il Dottor Tyrell rivela alle sue creature che sono candele che bruciano da ambo i lati e per questo moriranno prima. Operazioni e innesti bio-molecolari di genetica. Questa febbre di volere irrompere la scena artistica, Paz la infonde nelle sue tavole con capacità celiniana. Comunque un rabdomante degli stili, delle mode, tendenze e neologismi appartenenti alla slang giovanile di quel periodo fecondo e irrequieto. Trasportava, con impeccabile segno nei suoi arabeschi, dalla vita reale le figure, immagini, prospettive, geometrie, architetture e panorami battuti oggi per diverse migliaia di euro. L'antenna parabolica collocata più in alto e in grado di captare ogni fibrillazione nel caotico mondo del Dams di Bologna nel 1977. Con questo materiale illuminava il set della contemporaneità d’allora per ricavarne qualche indizio, e apportare novità anche semiotiche. Piaccia o no, perché gli invidiosi sono tanti e ora che non si può difendere s'impegnano magari facendo i premurosi ricordando quando gli si diceva: "Andrea, fai basta con quella polvere, ti fa male" come se non lo sapesse.

Michelangelo Merisi Amerighi,
allo Stato dell'arte Caravaggio
Aveva grandi capacità
nel  prendersi e prendere per il culo se stesso e la gente, in modo che chi lo leggeva neppure non se ne accorgesse. Era un soggetto che attirava attenzione per le sue doti artistiche e umane, bastava conoscerlo per 2minuti2 e t'era simpatico, doti del genio. Ad averlo salvato dalle stimmate del tossico che si piange addosso o che si dà del martire, è stata la sua feroce consapevolezza della oggettiva situazione in cui s’era ritrovato e il desiderio di non passare inosservato. Un gran vanesio, neanche Narciso gli era davanti. 
Autoritratto del Paz a cavallo nel tempo
Mai tornare indietro,

neanche per prendere la rincorsa
                  Spiacente, innocente
Che il Paz  fosse un gran cazzone non era mistero per nessuno, sempre ritardo, con mille scuse che sembravano tutte cavolate, ma nel suo essere figlio di puttana riusciva a governare quell’orrore d'esistenza e a farne una fonte per le sue storie animate e per i suoi personaggi come nessun’altro. Potrei dire che quello che Bukowski ha scritto in “Viaggio al termine della notte”, Andrea Pazienza l’ha disegnato in “Pompeo”, più noto come il suo “testamento”. Avvicinatevi e restate in ascolto, perché il suo urlo vi arrivi ancora forte e lancinante come è sgorgato vent’anni fa, perché Pompeo merita un percorso preparativo, una vera e propria "educazione sentimentale", un eroinomane intelligente, anche se devo dire che non ho mai incontrato tossici idioti. 
Charles Bukowski, il santo della letteratura



Stessa intensità, stesso pathos, uguale amore, identica enormità. Allo stesso tempo si pentiva dolorosamente, da buon fighetto quale era, se lo poteva permettere del resto, di dover avere a che fare con delle pezze da piedi, con dei bidonari, ricercati, come la vita da tossico esigeva. Era inevitabile questo percorso astruso e inumano per molti aspetti, ma spiegarli mi pare impossibile, le umiliazioni da eroina, sono le più fatiganti,quelle che più ti rovinano la tua personalità, il tuo Io, la tua anima, il tuo cuore, la tua sensibilità.

Oltre agli acuti di una
sensibilità rara, al punto che insieme all’intelligenza, sono due cose antitetiche alla dipendenza dall’eroina, eppure non sono bastate, dovrebbe suggerirci qualcosa riguardo alle nostre pseudo certezze in tematiche come quelle legate alla tossicodipendenza e buttare a mare la legge Fini-Giovanardi su un relitto spedito in Libia con sopra i due politicanti, autori di una legge deprimente e ingiusta sotto tutti gli aspetti.

Il fantasma
 che lo seguiva

Paz è morto a 32 anni,
ha quindi attraversato quel decennio tra il ’75 e l’’85, quando i ventenni avevano le bandilleras spagnole da torero appese alle vene delle braccia. Una macelleria sociale, dove i clienti non superavano i 25 anni massimo. Anzi, a quell'età si era considerati già dei veterani a cui bisogna portare rispetto. A meno che non abbiano alle loro spalle il marchio d'"infame", ossia tossico che fa confidenze con la polizia: è la gente peggio vista per i tossici da piazza, dello zoo di vetro. Non le si dovrebbe mai fare queste confidenze, ma in quella situazione ancora di più non si dovevano fare i nomi di altri ridotti come te. Mi pare umano.



















    "Tutto materiale per romanze"
Attingere  tutto, da ogni esperienza che viveva, anche le più dolorose e intime, era esercizio spontaneo per Andrea, ma non per questo non faticoso. Il vero artista paga in dolore anche il conto della sua dote. Captava, per farne materiale da narrazione, da romanze, da Sturiellet. Come diceva Honoré De Balzac:"Tutto è materia per romanze". Ambrogio Vitali, amico intimo del Paz osserva: “Le crisi non gli sono mai mancate, ma aveva una coscienza lucidissima del fatto che i momenti neri potessero essere fonti per la sua creatività. Soffriva come una bestia, ma quando tirava su la testa ci trovava gli spunti per l’ispirazione successiva. Ha fatto uso di eroina in modo molto pesante in quel periodo - continua Vitali - pur non essendo mai stato un vero tossico, o almeno lui non lo si sentiva tossico”.
Per quel che so non ha mai
chiesto una lira nessuno. Non ha mai rotto i coglioni per la roba, ne ha scippato mai nessuno, come invece molti altri si. Il suo rapporto con l’eroina era cosciente e diretto, se così si può dire. Andrea era consapevole che prima o poi avrebbe dovuto smettere. Purtroppo è arrivata prima la morte della sua decisione. Era un ritardatario per natura Andrea, anche qui non è venuto meno alla sua nomea. E' la fine di molti, far arrivare prima la propria morte di quella decisione che troppi non hanno saputo prendere, troppi si sono lasciati andare in cessi pubblici con la siringa ancora piantata nel braccio e l'anima chissà dove, si spera in un posto migliore. Ma da me non avrete mai una reprimenda sul fatto che bucarsi è un’esperienza orribile. E non sarò io il bacchettone catone che moralisticamente vi dice state lontani dall’eroina. Era un periodo con troppe prede e le braccia scoperte e la cintura slacciata dai jeans a stringere l’avambraccio e gonfiare la solita vena.
O l'hai o no?
Oltre   ad aver la dote di farsi voler bene, che non è da tutti essendo difficile essere simpatico a tutti, e anch'essa la considero un'arte spontanea. Proprio perché è un’arte estrema: o ce l’hai o nisba. Era un disastroso fanciullo indifeso, preda forse di se stesso e delle doti che s’era ritrovato addosso che lo rendevano estremamente vulnerabile e fragile e per questo fare anche figure di merda. Si, è vero che facesse figure di merda di cui spesso si vergognava, come era capace di riderne. O situazioni dove si trovava al centro dell’attenzione e non aveva voglia di starci, perché era sballato o perché era depresso o perché aveva avuto problemi con la sua donna, diventava furioso quando era veramente a disagio.
Salieri e Mozart

E’ in questa incapacità di autogestione che si scopre l’animo del “bambino”, dell’artista, del creatore, di colui che di suo ha già in partenza dei punti in più di te. Pazienza era uno di quelli, che già dalla partenza aveva almeno un centinaio di punti già assegnati da chi non so, ma lui li aveva e pochi altri al mondo.


Scozzari era Antonio Salieri,
il Paz incarnava con la creativa mente musicante di Wolfgang Amadeus Mozart. Le differenze sono fatte per essere notate, vecchio mio. Fra i due si ruppe il rapporto, e come poteva continuare con uno che ti rompeva i coglioni tutte le volte che si faceva una pera? Non è che tu hai la bacchetta magica e con il tuo rovinoso e violento carisma riesci a farlo smettere, che poi l'avresti detto ai 440 venti, "sono stato io, senza di me non ce l'avrebbe fatta". E' chiaro che adesso può dire ciò che vuole, Andrea è morto, altrimenti ti avrebbe acceso come un cerino per poi soffiarti. Filippo Scozzari, così a caso, diede vita a riviste come Re Nudo e Il Mago e il famoso ritrovo Traumfabrik (La fabbrica dei Sogni). Alla mia destra Andrea Pazienza in versione bravo ragazzo col maglione girocollo e non fatto. Ma dove ci sono i geni al diamante, quasi sempre ci sono anche i mediocri che si rendono conto della differenza fra loro e il genio e per questo. Come Salieri  nel 1915 viveva una feroce invidia per il genio indiscutibile di Mozart
                                   "Cene" fossero!

Del resto sono    molti,
da Staino a Scozzari fino allo stesso Manara a riflettere sul fatto che con il Paz ti divertivi per forza. Era bello, sempre vestito bene, non alla moda o capi firmati, ma aveva sempre qualcosa di più degli altri, il gingillo che rapiva l’attenzione di tutti. Eppoi aveva un fisico che gli buttavi uno straccio addosso e sembrava Pazienza. Paz il salottiero, irresistibile chiacchierone, inventore di gag (alcune sono diventate anche leggende metropolitane) a volte maldestro e testa di cazzo, ma ce ne fossero, tutte dicerie che circolano per Bologna e che non fanno piacere al ragazzo venuto dal Sud e che trattava tutti alla stessa maniera. La crisi personale, del Paz, sfociata nella fuga a Montepulciano rappresenta uno strappo importante lacerante nelle vicende umane e artistiche, ma finisce anche per intrecciarsi con le sorti del fumetto d'autore. Come se Paz risentisse, oltre le proprie disavventure, anche dei rovesci di una scena che era stata vitalissima proprio nel periodo di massimo fulgore.

Pompeo, l'opera summa del Paz, la più riuscita, la più dolorosa
Paz salottiero
Paz il salottiero, inventore di gag e leggende metropolitane a volte maldestro e testa di cazzo, ma ce ne fossero, tutte dicerie che circolano per Bologna e che non fanno piacere al ragazzo venuto dal Sud e che trattava tutti alla stessa maniera. La crisi personale, del Paz, sfociata nella fuga a Montepulciano rappresenta uno strappo importante lacerante nelle vicende umane e artistiche, ma finisce anche per intrecciarsi singolarmente con le sorti del fumetto d'autore. Come se Paz risentisse, oltre le proprie disavventure, anche dei rovesci di una scena che era stata vitalissima proprio nel periodo di massimo fulgore pazienzesco, fra il '78 e l'82.

Premiato     l'eccesso
Quello era un periodo in cui l'eccesso era premiato e l'eccesso per chi, per chi non sa tornare indietro, è pericolosissimo. Se fosse stato un disegnatore in grado di farsi forte della propria capacità d'autore, che era immensa, ce l'avrebbe fatta a sostenere il peso di tutto. Invece Andrea era un personaggio al di là di quello che disegnava, per presenza fisica e perché lui voleva essere una sorte di rock star, e così si è trovato al centro di un vortice di attenzioni pressanti che avrebbero stordito chiunque, anche la Ciccone dagli Abruzzi. Aveva una bella presenza fisica in quanto ci teneva al suo corpo e faceva molta ginnastica, ma non era affatto sicuro di sé, questione forse più importante nella vita, dell'estetica.

A parte Corrado...
Era un'esteta per natura, il bello era per lui la normalità. Parlava attraverso diversi linguaggi, allo stomaco e al cuore. Andrea poteva fare tutto senza doverlo studiare, era un dandy fashion victim, ma con una sensibilità emotiva, dice il duro Scozzari, che lo rendeva paranoico. Aveva un dono e un potere spaventoso. Tutti potevano prenderlo per il culo, ma tutti sapevano che sulle chine nessuno lo superava. Dire che manchi è banalmente vero, ma in fondo Andrea non ti sei perso un cazzo, a parte qualcosa di Corrado Guzzanti, penso che ti sarebbe piaciuto un casino.